E’ ormai indiscutibile il ruolo pedagogico e formativo della famiglia nella vita di ciascuno e, in particolare, nella vita di quelle famiglie ove vi è un figlio disabile.
L’avere un figlio disabile permette a molti genitori (spesso le madri) di incontrarsi spesso negli stessi posti, di scambiarsi informazioni, a volte di scaricarsi, ma difficilmente di “so-stare” per raccontarsi, per scoprire l’unicità di ciascuno e percorrere territori inediti, che fanno scoprire loro stessi più capaci, in ogni senso, a pensare ai propri desideri e a quelli possibili dei ragazzi; fargli sperimentare che tocca a loro cercare e trovare ciò che è bene ed è possibile.
E’ ovvio che l’operatore, con questa modalità, ha un ruolo periferico, laterale, di colui che non dice: “io so cosa è bene per te”, ma sostiene, accompagna, orienta, allo scopo che ciascuno dia valore alla sua unicità. Sono oramai molti anni che proponiamo percorsi per genitori, ove ognuno cerca di uscire dal ruolo di genitore e di raccontare se stesso, la sua individualità e la sua unicità.
Nel mese di ottobre si è tenuto presso la fondazione il corso di formazione “La persona con disabilità complessa: aspetti evolutivi”.
I temi trattati durante il corso:
- il modello pedagogico della Fondazione;
- la famiglia e le sue fasi evolutive: genitori e non solo di un figlio disabile;
- l’individuazione delle aree e degli obiettivi di intervento e la loro definizione in un progetto pedagogico;
- i codici di comunicazione non verbale: limiti e possibilità;
- i comportamenti problematici;
- lavorare con la disabilità.
Il corso si è articolato in otto incontri per la durata complessiva di 25 ore.
La Fondazione sceglie di lavorare per progetti:
- in collaborazione con il Movimento Apostolico Ciechi elabora o attua progetti di promozione sociale tesi all’inclusione delle persone con disabilità visiva o disabilità complessa;
- tutta l’azione educativa e promozionale della fondazione confluisce in progetti individualizzati, in cui trovano sintesi l’attività dei colloqui, le informazioni raccolte, gli orientamenti offerti ai genitori e soprattutto un programma psicopedagogico modulare per valutare il processo di inclusione e l’acquisizione delle autonomie.